Tre Parole “chiave” di lettura

INNOVAZIONE_SPERIMENTAZIONE_EFFICIENZA

“La passione oggettiva, di analisi e di indagine, che gli ingegneri nell’Ottocento avevano applicato alla costruzione, si rivolge ora ai principi organizzativi del tema dei temi: la casa a basso costo.
Il mondo meccanico e industriale è diventato in questi anni di profondo cambiamento il generatore non solo di nuove risposte costruttive (la struttura per punti, la standardizzazione, l’eliminazione della decorazione) e utilitaristiche (i nuovi programmi sociali sulla casa operaia, i quartieri, l’industria, l’igienicità, la produzione in serie) ma anche di nuove concezioni spaziali. In Gropius attraverso una concezione meccanica e oggettiva che si rivela nella trasparenza. In Le Corbusier in uno spazio carico di tensioni tra un passato arcaico e la civiltà delle macchine, in Mendelsohn in un mondo curvilineo in cui le forme architettoniche diventano eventi di un infinito processo dinamico, in Mies in una ricerca che rompe ogni confine tra interno ed esterno tra oggetto e spazio, in Ginzburg nella consapevolezza che i progressi dell’architettura sono anche dovuti a un’applicazione scientifica, oggettiva che simuli i processi dell’industria e della scienza per tentare di far avanzare, attraverso nuovi sistemi organizzativi, la vita di tutti gli uomini.
Tutto questo si condensa in soli sei anni. Nei sei anni che segnarono la rivoluzione dell’architettura e ne cambiarono completamente tutte le coordinate rispetto al passato.”

da ANTONINO SAGGIO (2010), Architettura e Modernità. Dal Bauhaus alla rivoluzione informatica, Carocci, Roma

“Il vetro e l’acciaio diventano il simbolo del nuovo stile che funziona bene anche perché è più economico, più efficiente dei precedenti. Il valore dello stile, nel paese del business, passa al primo posto rispetto ai contenuti. Ed è perseguito anche in quanto internazionale e rappresenta implicitamente la libertà di imprenditoria e del mercato.

Rockefeller Center, Raymond Hood, New York 1939
Glass House, Philip Johnson, New Canaan 1949
Padiglione Finlandese, Alvar Alto, New York 1939

“Se si pensa a un’opera chiave dell’architettura italiana è difficile non riferirsi a quest’edificio (Scuola materna Sant’Elia) che raccoglie in sé tutta la tensione rinnovatrice della nuova architettura nelle sue tre componenti fondamentali. Il programma sociale (un servizio per l’infanzia non nei quartieri alti e ricchi, ma nell’espansione operaia di Como); l’innovazione tecnica e funzionale (le grandi pareti trasparenti, le lame orizzontali per la vista e verticali per la luce, la struttura puntiforme, l’arredo originale suscettibile di una produzione in serie).
E l’arte. Una compenetrazione tra natura e architettura che introiettando l’essenza luministica e spaziale della prima fa vibrare la costruzione nell’atmosfera. Terragni usa tutti i temi della rivoluzione della nuova architettura, li combina sottilmente con la sua cultura e la sua storia. Fa l’opposto di un’architettura internazionale, non perché insegua una dimensione locale o regionale, ma perché nel suo cercare ritrova l’arte che si impone da sé, universalmente.”

da ANTONINO SAGGIO (2010), Architettura e Modernità. Dal Bauhaus alla rivoluzione informatica, Carocci, Roma

“La crisi che fronteggiano gli architetti più sensibili in questi anni è come coniugare le rivoluzionarie conquiste delle avanguardie (astrae zione, dinamicità, efficienza, nuovi valori etici e costruttivi) con un sentire individuale, personalizzato, con un radicamento individuale e quindi per forza di cose “storico”. Come declinare cioè nei casi di, versi quei principi generali al fine di evolverli e non di staticizzarli per non farli divenire solo regole ma veri e propri enzimi poetici.”

da ANTONINO SAGGIO (2010), Architettura e Modernità. Dal Bauhaus alla rivoluzione informatica, Carocci, Roma

“Dopo aver realizzato centinaia di costruzioni domestiche e sperimentato per quarant’anni schemi e combinazioni planimetriche e volumetriche, Wright arriva a un punto. Una geometria di base è sempre da tenere a portata di mano nel progetto residenziale. Si tratta dello schema a “L”. Grazie alla sua “doppia direzione”, la “L” è: 1. estendibile nel tempo (basta ampliare l’edificio lungo le sue braccia); 2. suddivisibile in due ambiti d’uso (uno notte e uno giorno); 3. spazialmente articolata nei rapporti con l’esterno (con un ambito interno, raccolto e domestico, e un perimetro esterno potenzialmente chiuso e protettivo); 4. logicamente orientabile rispetto all’irradiazione solare e al clima (vista la sua struttura chiusa/aperta).
Sono quattro componenti ottenute già “in nuce”, con l’unico mezzo della configurazione geometrica e che del tutto naturalmente conducono all’ultimo punto: 5. l’insita efficienza economica dello schema che evidentemente non è assoluta, ma relativa ai numerosi dareavere che la configurazione geometrica presenta.”

da ANTONINO SAGGIO (2010), Architettura e Modernità. Dal Bauhaus alla rivoluzione informatica, Carocci, Roma
L’Unité d’Habitation, Le Corbusier, Marsiglia 1947

“Le Corbusier guarda contemporaneamente in più direzioni. Da una parte sente il bisogno di sistematizzare, di regolare, di studiare scientificamente. Lo fa negli anni di chiusura forzata della guerra (come molti altri architetti che riprogettano un nuovo modo di essere attraverso l’ideazione di nuovi sistemi di costruzione e di progettazione, lo stesso fanno Pagano prima della morte a Mauthausen, o Libera o Ridolfi). Nascono in questo contesto gli studi del Modulor….”

da ANTONINO SAGGIO (2010), Architettura e Modernità. Dal Bauhaus alla rivoluzione informatica, Carocci, Roma

“Ma la più forte particolarità del suo lavoro (Torroja) è la capacità di legare il ragionamento sulla forma, spesso ricercata in soluzioni plastiche affascinanti, con la perfetta conoscenza delle modalità realizzative e di calcolo.”

da ANTONINO SAGGIO (2010), Architettura e Modernità. Dal Bauhaus alla rivoluzione informatica, Carocci, Roma

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